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venerdì 29 gennaio 2010

3) Una Missione d’amore

Gennaio 2009


“caro amico ti scrivo e così mi rilasso un po’, l’anno vecchio è finito ormai,
ed è questa la novità”

Eh si! Il 2009 è stato un anno di cambiamento e di crescita personale e professionale; questo lo devo all’esperienza del Servizio Civile che veramente se vissuta in pieno ti cambia la vita. Approdai all’ Uss di Massa Lubrense il 18 gennaio 2009 dopo aver sostenuto in precedenza 15 giorni di formazione. Giorni di confusione e sbandamento. Giorni che dal mio punto di vista, a distanza di mesi ritengo che siano stati inutili. Il contesto reale, le difficoltà delle persone che ogni giorno chiedono aiuto non hanno niente a che vedere con quelle poche nozioni apprese tra formazione in aula e a distanza. Ho avuto la fortuna di essere seguita da una Responsabile di Progetto, nonché Assistente Sociale comprensiva e preparata che mi ha aiutato a crescere e che mi ha insegnato ad aiutare chi ne ha più bisogno. Una donna che a testa alta ha affrontato situazioni difficili e di disagio, in cui io personalmente non ci sarei mai riuscita pur avendo un carattere molte volte forte.
Io arrivavo dal niente, ero una semplice studentessa catapultata in un contesto non sempre roseo. Non sapevo a cosa potessi andare incontro, non sapevo come era organizzato un Ufficio e come bisogna muoversi. Ero la nuova arrivata ma in realtà non mi sono mai sentita cosi. Mi sono sempre messa a disposizione per qualsiasi cosa. Dopo soli due giorni ho iniziato le assistenze domiciliari e ad ambientarmi in un contesto nuovo. Penso di aver istaurato un buon rapporto un po’ con tutte le colleghe in Servizio Civile anche appartenenti a progetti diversi. Non potrò mai dimenticare le lunghe chiacchierate fatte in Ufficio quando la Responsabile era fuori. Parlare, confrontarsi, ridere, aiutarsi e scherzare su qualsiasi argomento hanno rallegrato le giornate di tutte noi. Dentro di me porterò il ricordo di tutte, chi in un modo, chi in un altro hanno lasciato una piccola traccia nel cammino della mia anima.
Rita: la svampita del gruppo. Sempre immersa nei suoi amori e nelle difficoltà che essi le presentano
Cristina: l’attrice comica- drammatica. Con quei suoi pantaloni ad effetto pigiama e quella sua solarità colorava il corridoio dove trascorrevamo le nostre giornate
Bianca. Super disponibili e amante del divertimento.
Margherita dolce e sensibile sempre pronta ad ascoltarmi e consigliarmi.
Giuseppe. Bhè! che dire … Peppe è Peppe definirlo è impossibile. Alle 7:30 del mattino quando i miei occhi faticavano ancora ad aprirsi, lui già pronto con battute, frasi e canzoni. Non dimenticherò mai i suoi slogan come “vota Finizia Presidente”… oppure “Finizia un nome una garanzia”
Valentina. Mia nonna direbbe “sega e non fa rumore”. E’ la ragazza più tranquilla e silenziosa del gruppo. Puntuale come un orologio svizzero.
Anna. La conosco da una vita..Lei è la dormiglione. Dalle una sedia comoda e la rendi felice
Valentina – Luisa – Antonino - Virginia - Maria Rosaria – Marina anche loro, se pur meno delle altre, mi hanno regalato momenti di serenità.
Senza dimenticare le mie colleghe d’ufficio, a cui devo un ringraziamento speciale. Mi hanno sopportato e supportato, mi hanno capito, ascoltata e consigliata nei miei continui cambiamenti di umore. Grazie a Flavia che sono riuscita ad arrivare alla fine di questo lungo percorso ricco di insidie. Al suo apparente “chi se ne frega”ai suoi flirt sparsi per l’Italia e racchiusi nelle sue lunghe chattate su Facebook, tra un file ed un altro. D’ Anna mi porterò il ricordo del nostro progetto iniziale, la nostra voglia di cambiare il mondo, la voglia di aiutare gli altri, il ricordo di quelle candeline che si capovolgevano sul cornetto in attesa della nostra OLP. Mi porto anche il dispiacere di non aver vissuto con lei quest’anno. Di non aver condiviso con lei sorrisi e gioie.
Di entrambe porterò la nostra lunga giornata a Napoli al Convegno organizzato da AMESCI. La sveglia all’alba per prendere insieme quel benedetto treno. Gli occhi curiosi ma allo stesso tempo spaventati di Flavia. Il nostro “AZZ” quando uscimmo dalla stazione della Circumvesuviana del Centro Direzionale dove la città si stava appena svegliando. Tutti i negozi chiusi, per strada pochissima gente e noi tre con la nostra mitica cartina alla ricerca della sede della Regione. Il caffè preso sedute al tavolino in quel bar bruttissimo non lontano dalla nostra destinazione con il cameriere imbranato che faticava a non versare per terra il caffè. I finti capricci di Flavia che voleva andare al McDonald. Le due ore di ritardo del convegno, i buttafuori presenti all’entrata dei bagni, le ore interminabili se da una parte hanno reso questa giornata pesante dall’altra ci hanno fatto trascorrere delle ore divertenti e spensierate.
Un ringraziamento particolare lo devo anche a Raoul e alle sue poche presenza in Ufficio. Il suo giudicare tutti, il suo modo di fare da playboy sfigato, il suo capello sempre phonato e la sua giacca di pelle inseparabile alla Fonzie lo hanno reso unico. La sua impulsività l’ha condotto in uno errore di cui sarà segnato a vita.
Ma non solo i volontari hanno segnato i miei mesi di servizio civile. Ricorderò sempre Mena, la dirigente, con la sua scrivania sempre piena di carte. Dolce e sensibile, non dimenticherò mai i suoi occhi pieni di lacrime quando un giorno parlò di suo papà. Luciana con la sua iperattività con la sua immensa energia e Pina e Cristina sempre pronte a consigliarti.
Ma non è tutto oro quello che luccica. Tante volte ho pensato di mollare tutto, mandare tutti a quel paese. Spesso ho pensato di non essere portata per fare la volontaria. Entrare nella vita delle persone senza sapere neanche da dove incominciare; dove ogni piccola parola doveva essere pesata per non rischiare che venisse fraintesa. Dove la gente ti butta a dosso tutti i loro problemi, le loro paure e spesso pretendevano da me di poter cambiare le cose. Ma una semplice volontaria cosa può fare? Ci sono stati mesi in cui il carico di stress che mi davano le assistenza domiciliari era talmente alto che era necessario un supporto morale, che non sempre ho avuto.
Fortunatamente in “nostro soccorso” è arrivata Imma, la psicologa dell’Informagiovani. Abbiamo parlato tanto ed è grazie a lei che mi sono rimessa in gioco. Che ho schiacciato e superato un paio di mesi di monotonia. Il suo modo di porsi, il suo essere discreto mi ha dato sicurezza e mi ha fatto tirar fuori una parte di me che altrimenti non avrei mai messo in gioco.
Ho parlato di tutti, tranne che di una persona. Un uomo alto, forte e che con il suo spirito da superiore che richiamava sempre tutti agli ordini. Anche se mi ha sempre fatto lavorare duramente, anche se è sempre stato molto pretenzioso, io mi sono sempre trovata benissimo a lavorare con lui.
Mitico comandanteeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!
Il primo giorno che lo incontrai, gli chiesi ma voi chi siete? E lui con quel suo modo da burbero mi rispose: “Come non sai chi sono? Così mi offendi” … io gli risposi “ Mica conosco tutti, io stò qui anche per imparare e conoscere”. Da li è partito tutto.
Provo una profonda stima e rispettonei sui riguardi.

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